Breve storia del terrorismo in Italia

Il 12 dicembre del 1969 un ordigno posizionato fuori alla Banca Nazionale dellAgricoltura a Milano, tra le bancarelle di un mercato, provoca diciassette morti e ottantotto feriti.
Quello stesso giorno, dopo la cosiddetta “Strage di Piazza Fontana”, si contano ben cinque bombe, due nel capoluogo lombardo e tre nella capitale: iniziera’, ufficialmente, una “strategia della tensione”, che si servira’ del terrorismo per determinati obiettivi di carattere politico, economico e sociale.
Cinque anni dopo, il 28 maggio 1974, a Brescia, alle dieci del mattino nella Piazza Centrale della Loggia, una bomba esplodera’ in un portarifiuti mentre e’ in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista, provocando otto morti e centodue feriti.


Qualche mese dopo, e piu’ precisamente il 4 agosto 1974, un altro ordigno esplodera’ nella quinta vettura del treno espresso Roma-Monaco, provocando molti morti che sarebbero stati ancora di piu’ se la bomba fosse esplosa nella Grande Galleria dell’Appennino, in provincia di Bologna. Un avvertimento o un errore? Non ci e’ ancora dato sapere.
Il 2 agosto 1980, invece, una bomba deflagra alla stazione di Bologna, uccidendo centinaia di persone che stavano – con tutta probabilita’, visto il giorno e il mese – andando in vacanza.
E nel 1984 viene messa in atto perfino la “Strage di Natale”, dato che il 23 dicembre di quell’anno viene fatta esplodere una bomba nel rapido Napoli-Milano, uccidendo molti pendolari che si muovevano per le festivita’: da accertamenti, si scoprira’ che l’ordigno e’ stato collocato durante la sosta alla stazione fiorentina di Santa Maria Novella.
Ma gli attentati e le bombe non finiscono qui: vi e’ ancora l’agguato e il rapimento in Via Fani a Roma di Aldo Moro il 16 marzo 1978 (dove verra’ uccisa la sua scorta, il politico invece verra’ trovato morto in un’auto 55 giorni dopo); l’esplosione del volo di Ustica il 27 giugno del 1980 (dove perderanno la vita tutti gli ottantuno passeggeri del DC-9); la strage di Capaci e di Via d’Amelio che vedra’ l’uccisione dei giudici Falcone e Borsellino, anche se molto piu’ tardi, ovvero nel 1992.
Questo per citare solo le stragi piu’ sanguinarie del nostro paese.
Tutti questi attentati, comunque, vengono fatti risalire sia al terrorismo rosso e nero che alla mafia: mentre il terrorismo rosso pero’ (Brigate Rosse e Potere Operaio) ha obiettivi mirati in nome di un’utopia che si sposa comunque con la violenza e il potere, il secondo (Ordine Nuovo) spara nel mucchio.
E pazienza se questi due gruppi – apparentemente divisi e in lotta tra di loro – hanno gli stessi obiettivi di distruzione e di uccisione di persone innocenti, pazienza se ci sono perfino dei collegamenti che – a detta di molti esperti di terrorismo – hanno un’unica matrice nei servizi segreti americani e italiani i quali, a volte, si servono anche di manovalanza mafiosa.
Si parlo’ negli anni ’80, in particolare, di Gladio, ovvero di un’organizzazione paramilitare facente capo alla CIA che doveva evitare l’invasione del comunismo in Italia, e non solo.
Le ipotesi piu’ accreditate, comunque, per il terrorismo italiota guardano tutte all’estero, ovvero a una regia occulta che va oltre la politica nazionale, e che si e’ servita dell’operativita’ dei servizi – compresi KGB e CIA – che a un certo livello lavorano insieme e a braccetto per obiettivi di carattere globale.
A cosa miravano tutti questi attentati? Forse alla fine di una certa classe politica corrotta ma “nazionalista”?
Guarda caso, proprio agli inizi degli anni ottanta ci fu il cosiddetto “divorzio” tra la Banca Centrale Italiana e il Tesoro (precisamente nel 1981) mentre nel ’92, nel bel mezzo del ciclone di Tangentopoli – cosa comunque buona e giusta, intendiamoci – ci fu la svendita in massa del paese (mi riferisco alle famose privatizzazioni dell’industria di Stato) ma anche la privatizzazione definitiva della italica Lira.
Nel 1981 – tanto per chiarire a proposito del divorzio sopracitato – il famigerato Ministro del Tesoro Beniamino Andreatta fece si’ che il Tesoro non fosse piu’ obbligato ad emettere titoli di garanzia a fronte del denaro (creato gia’ dal nulla) dalla nostra Banca D’Italia: fu cosi’ che la finanza straniera comincio’ ad acquistare il nostro denaro, esigendo interessi sempre piu’ elevati che fecero lievitare letteralmente il nostro debito!
Anche le grandi aziende italiane cominciarono ad acquistare titoli – una su tutte la FIAT – e cominciarono a lucrare sulle tasse versate dai cittadini per pagare questa nuova – e ingente – mole di interessi.
In quegli anni, inoltre, comincio’ a delinearsi l’idea dell’Euro, ma non solo, si crearono i vari SME (sistema monetari europei) che di fatto costrinsero la nostra moneta in una camicia di forza, dato che non poteva essere ne’ rivalutata ne’ svalutata in base alle congiunture economiche della nazione (regola aurea di qualsivoglia moneta, che e’ un po’ il costume dell’economia di un paese).
La privatizzazione della Lira, infine, attraverso la trasformazione in una S.P.A della nostra Banca Centrale Nazionale, fu l’ennesimo colpo mortale allo Stato: cio’, infatti, costituira’ un preambolo necessario per poter passare successivamente all’Euro, alias una moneta privata e gestita proprio da tutte le banche centrali private dell’Eurozona (compresa Bankitalia S.P.A. appunto)
Dulcis in fundo, anche le banche nostrane si “globalizzarono”: con la fine del Glass-Steagall Act negli USA – che prevedeva il divieto di tenere separate banche di erogazione e speculative – le banche cominciarono a giocare ai nuovi casino’ della finanza globalizzata, ricavando altro denaro dal nulla.
Insomma, il terrorismo in Italia potrebbe essere stato il propulsore perfetto per far partire la navicella-paese… verso una globalizzazione politica, commerciale ma soprattutto monetaria ed economica, per nulla desiderata, in quegli anni, da una buona parte della classe politica.
Il silenzio delle bombe potrebbe essere coinciso proprio con questo tipo di “decollo”.

Fonte immagini: Google.