Caro Papa, ti scrivo anche io

Caro Francesco,

Mi chiamo Gabriele Sannino e sono uno scrittore.
Scusami se non seguo il protocollo e se questa lettera e’ tutto fuorche’ formale, ma era da tempo che pensavo di scriverti, e ora trovo il tempo per farlo.
Io sono solo un uomo che cerca, per quanto possibile, una “verita'”, e se Dio e’ AMORE e se questa vita e’ solo un’esperienza nella multidimensionalita’ olografica dell’Universo, allora la verita’ ultima sara’ sempre e solo lui.


Ammetto, Padre, nonostante tutto, di essere piu’ laico che religioso, ma ammetto anche di essere estremamente affascinato da tutto cio’ che riguarda la spiritualita’, aspetto imprescindibile, a mio avviso, per la crescita umana di qualunque individuo su questo pianeta, e non solo.
Ho deciso di scriverti, comunque, perche’ in te non vedo solo un Pontefice, ma anche una guida spirituale.
Padre, io sono profondamente addolorato e preoccupato per le condizioni in cui versa il mondo, specie in queste ultime decadi, e vorrei condividere con te, per quanto possibile, delle piccole riflessioni che forse ci potranno aiutare nel mettere a fuoco i nostri veri problemi come umana civilta’.
Siamo sopraffatti oggi, chi piu’ chi meno, da un sistema consumista, egoista, monetarista, intriso di paura e possesso, in poche parole un sistema dove nessun valore REALE ha peso… a meno che non sia effimero.
Questo sistema ha costruito intorno a noi una civilta’ dell’effimero, una umanita’ che e’ fragile proprio perche’ costruita su un castello di sabbia.
Lavoriamo sempre piu’ – chi puo’ – per guadagnare o accumulare denaro che qualcun altro invece crea a monte dal nulla – indebitandoci perennemente, per giunta – il tutto senza alcuna impunita’, nonche’ con l’assoluta segretezza da parte dei mass media che in questo modo garantiscono loro ogni credibilita’.
Ma siamo anche bombardati da ogni punto di vista: mangiamo prodotti geneticamente modificati, importati dall’estero (soprattutto dall’America) e farciti di sostanze chimiche che avvelenano letteralmente i nostri corpi, inducendoci troppe volte a una fame chimica; siamo “attraversati” elettromagneticamente da diavolerie piu’ o meno segrete, soprattutto siamo terrorizzati dalla paura di perdere i beni materiali che abbiamo, in un mondo dove la materialita’, purtroppo, conta ancora troppo.
Ma siamo anche “distratti” dalle cose importanti, “influenzati” da informazioni inutili che ci deprimono e che sono senza senso; siamo perfino “spaventati” all’occorrenza e indotti a credere che basti la bellezza, un bel telefonino e il sesso al posto dell’amore per essere “alla moda” e vivere bene.
Quello che voglio dire, Padre, e’ che questo modello economico, sociale e culturale, alieno all’individuo come singolo e a tutta l’umanita’ nel suo complesso, ci sta rendendo sempre piu’ infelici, e trovare la forza di reagire non e’ per niente facile, specie se molti non riescono neanche a capire la trappola che e’ stata loro congegnata.
Questo modello economico e di gestione del pianeta sta uccidendo letteralmente non solo l’umanita’ dal punto di vista psicologico e fisico, ma anche il creato: le foreste diminuiscono, la pesca crolla, le risorse naturali sono sempre piu’ scarse, e senza di esse, si sa, la vita diventera’ pura utopia.
Quante nazioni dovranno ancora fallire nel concreto prima che si parli di fallimento dell’intero sistema economico e umano?
L’economia dovrebbe essere messa a servizio dell’uomo, non viceversa: come facciamo altrimenti a sradicare la poverta’, stabilizzare la crescita della popolazione, ripristinare le risorse naturali perdute?
Come facciamo, se chi tiene le redini sono poche persone avide e spietate, senza alcun briciolo di umanita’, in pratica persone poco consapevoli e soprattutto poco evolute?
Oggi l’imperativo di questi “signori” e’ semplicemente uno, la crescita economica: ma siamo sicuri che la crescita debba essere “solo” economica? A quando, mi chiedo, una crescita UMANA?
Quello che manca oggi, prima di ogni cosa, e’ proprio una COSCIENZA: l’abbiamo sopita un po’ tutti per adeguarci a questo sistema – alla stupidita’ di questo sistema – ma ora e’ tempo di tirarla fuori.
Questi concetti non sono un riparo, quanto piuttosto l’unica strada che abbiamo per garantire a tutti un benessere reale e autentico, dato che la vita, prima di ogni cosa, e’ proprio contemplazione, ovvero una magnifica esperienza che ci viene data proprio per evolverci… in quanto anime eterne.
L’uomo di oggi non sa piu’ da dove viene, ne’ perche’ e’ qui ne’ dove deve andare: e’ completamente smarrito, fuorviato da un sistema di poteri occulti che vogliono letteralmente distruggere la sua esperienza evolutiva.
E’ come se fosse prigioniero del presente, dunque completamente in balia delle onde piu’ impetuose.
Un’umanita’ ridotta ai minimi termini come quella attuale – e’ quasi superfluo dirlo – e’ davvero una manna per questo potere, anzi per questo potentato.
Viviamo tutti, in sostanza, senza sapere che la vita e’ tutta un’altra cosa!
Siamo schiavi, eppure crediamo di essere padroni: pensiamo che tutto questo sia naturale in quanto impartitoci dai nostri genitori, dal sistema stesso, ma la realta’ e’ che niente di tutto questo lo e’, almeno realmente.
Nonostante quello che alcuni osano chiamare “progresso”, oggi tre quarti del pianeta vive nella miseria, arranca ogni santo giorno, e se pensiamo che le nostre scarpe o i nostri vestiti sono stati cuciti, con molta probabilita’, da un bambino che vive in zone povere e remote del pianeta, e che guadagna un dollaro o poco piu’ al giorno per sfamare se stesso e la propria famiglia – magari senza lavoro – capiamo quanto l’intero sistema economico sia disumano e soprattutto disumanizzante.
Oggi, nel 2013, un miliardo di persone non ha ancora accesso all’acqua potabile; un altro miliardo non sa cosa sia l’assistenza medica, un altro ancora non ha energia, e un altro, infine, e’ ancora analfabeta: quattro miliardi su sette!
Per quanto ancora dobbiamo soffrire in questo modo?
E pensare che le risorse ci sarebbero per tutti, e’ che non si vuole, non si vuole un benessere reale, perch si vuol continuare a sfruttare il prossimo… giocando esclusivamente sulla sua ignoranza. Sulla nostra ignoranza.
So che sei un uomo come me e che dall’altra parte abbiamo una vasta organizzazione fatta perlopiu’ da schiavi inconsapevoli, ma tu, a mio avviso, hai il dono comunque di riuscire a parlare alla gente, al cuore della gente, e puoi far riflettere il mondo intero con delle semplici frasi… che arrivino direttamente alla coscienza, modificando certi atteggiamenti ancora troppo diffusi e soprattutto passivi.
Giacomo Leopardi asseriva che “non si vive al mondo che di prepotenza”: ebbene, questa idea folle del senso della nostra vita va ribaltata completamente, prima che sia davvero troppo tardi.
Il contrario della prepotenza e’ l’equilibrio, in tutte le cose: la nostra infelicita’, oggi, a mio avviso, deriva dal fatto che viviamo una vita con troppa mente – che qualcuno ci ha letteralmente “prestato” – e con pochissimo cuore.
E quando le corde del cuore sono allentate, come accade oggi in tutti gli aspetti delle nostre vite, le conseguenze non possono che essere che quelle attuali.
L’essere umano non e’ cosi’: noi siamo molto meglio di cosi’.
Vorrei chiudere questa breve lettera – che spero apprezzerai – con una piccola citazione di un libro magnifico che leggevo sin da ragazzo, e che mi ha aperto la strada verso quel meraviglioso mondo che e’ la lettura: sto parlando del libro “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupery, ovvero la storia, come ben saprai, di un bambino che incontra diversi personaggi, viaggiando da un pianeta all’altro, personaggi che in qualche modo cambiano per sempre le sue prospettive.
Il Piccolo Principe visita sei pianeti diversi, abitati da strani personaggi: un re, un vanitoso, un ubriacone, un uomo d’affari, un uomo che accende e spegne un lampione, un geografo.
Sono tutti personaggi buffi, pronti a mettere in risalto il lato ridicolo degli affanni umani.
Alla fine, il Piccolo Principe giungera’ sulla Terra, precisamente nel deserto del Sahara: a parte un serpente, non ci sara’ anima viva, cosi’ si mettera’ alla ricerca degli uomini. Nel tragitto, s’imbattera’ in una volpe che si sente molto sola: ebbene il Principe la invitera’ a giocare, ma l’animale accettera’ solo se sara’ addomesticata. Il Principe non sa cosa vuol dire “addomesticare”, ma alla fine passera’ del tempo con lei e lo fara’.
Nel momento in cui dovranno dirsi addio, per forza di cose, la volpe gli confidera’ un segreto, ovvero “Non si puo’ vedere che col cuore. L’essenziale e’ invisibile agli occhi”.

Il segreto, Santo Padre, e in fondo lo sappiamo tutti, e’ tutto qui. Abbiamo tutti bisogno SOLO di amore.
Se torneremo pian piano a vedere questo meraviglioso mondo con il cuore, ogni nefandezza, ogni bruttura non potra’ che scomparire. Non potra’, insomma, che diventare uno sbiadito ricordo.

Con stima e fiducia