Mario Bortoletto e’ uno dei tanti imprenditori del Nordest la cui vita e attivita’ lavorativa e’ stata letteralmente sabotata dagli istituti finanziari, almeno fino a un certo punto della sua vita.
Dal 2008 a oggi, infatti, Bortoletto ha combattuto – e vinto – cinque grossi istituti di credito, da lui definiti “giganti d’argilla”, specie quando si capiscono determinati concetti e dinamiche.
Mario ha raccontato la sua storia in diversi libri editi da Chiarelettere, dove ha anche dispensato numerosi consigli concreti su come affrontare le tante problematiche e complicazioni che questi istituti finanziari s’inventano ogni giorno per fregare i clienti.
“Quello che differenzia un imprenditore da un normale correntista” – spiega Bortoletto nel suo libro “La rivolta del correntista” – sono gli anticipi di credito, erogati dopo la presentazione di una normale fattura. Sono cifre notevoli, che permettono a noi titolari di avere contante, pagare stipendi, completare i lavori. Poi, quando il committente paga, il bonifico va direttamente alla banca, che nel frattempo sulla somma anticipata ha preteso degli interessi. Insomma, non ci ha certo rimesso.”
I problemi per Bortoletto – e per molti altri come lui – iniziano quando le banche, in crisi di liquidita’, cominciano a chiedere di rientrare in modo subitaneo, chiedendo importi stratosferici e costringendo l’imprenditore a vendere molti dei suoi beni patrimoniali pur di ottemperare.
E’ cosi’ che Bortoletto inizia ad avvicinarsi al diritto bancario: proprio a questo punto della partita, gli viene consigliato di effettuare una perizia econometrica sul suo conto, ovvero un’analisi dettagliata della storia del conto corrente che preveda i tassi applicati, le commissioni di massimo scoperto, gli interessi di mora e tutte le altre spese aggiuntive. Per fare questo, pero’, occorre un bravo commercialista, dato che bisogna passare ai raggi X tutte le voci di spesa per molto, moltissimo tempo.
E’ in questo modo che Bortoletto, da debitore, scopre di essere addirittura creditore degli istituti dove detiene i conti, dato che le commissioni di massimo scoperto e gli interessi sugli interessi (vietati dalla legge) superano abbondantemente il tasso soglia di usura stabilito dalla Banca d’Italia, cosa che da’ vita a una cifra monstre di cui lo stesso e’ vittima.
A questo punto Bortoletto va in causa con alcune banche e vince, mentre con altre tratta e – da debitore – si fa risarcire generosamente.
Dato che Mario non vuole che la sua battaglia sia personale ma collettiva, ecco che sempre nel libro “La rivolta del correntista” spiega in una specie di decalogo come attaccare gli istituti, i quali, a suo dire, giocano solo d’anticipo: in pratica, dato che sanno di avere torto marcio, attaccano semplicemente per difendersi.
Una prima regola aurea e’ conservare tutta la documentazione bancaria, facendo attenzione alle cosiddette variazioni unilaterali, che sono sempre vessatorie per il cliente malcapitato. La seconda – come gia’ ampiamente visto – e’ quella di fare una perizia econometrica del proprio conto, cosi’ da capire quanto siamo stati fregati.
La terza regola – importantissima – e’ quella di controllare che tutti i costi, le varie commissioni di massimo scoperto e via dicendo non superino nel totale il tasso soglia stabilito dalla banca d’Italia, perche’, in quel caso, scatta una sanzione civilistica stabilita per legge. Se l’istituto – come spesso capita – e’ in usura, l’utente ha diritto a recuperare tutti gli interessi che nel frattempo ha pagato, e deve alla banca solo il capitale effettivo.
La quarta regola e’ quella di evitare di far trasformare i propri debiti in mutui, perche’ in questo modo la banca capitalizza gli interessi – ovvero li trasforma in capitale – e ci applica altri interessi. La quinta regola invece e’ quella di evitare a prescindere l’anatocismo bancario, ovvero la capitalizzazione degli interessi passivi. Cio’ infatti impedisce all’utente di tornare in attivo dato che si formano sempre piu’ debiti e nuovi interessi.
La sesta regola e’ quella di controllare costantemente le commissioni di massimo scoperto, dato che sono subdole e carissime, cosi’ come di stare attenti ai giochi di valute, che servono a far perdere interessi attivi all’utente e a far guadagnare interessi alla banca.
L’ottava regola e’ quella di non scoraggiarsi se – anche di nascosto come spesso capita – si viene segnalati alla centrale rischi, cosa che determina in genere la morte dell’imprenditore dato che nessun istituto gli prestera’ piu’ dei soldi. Infatti, se s’iniziano a contestare i conti, ecco che si parlera’ di debito in contestazione e la musica cambiera’ di colpo. Insomma, in questo caso le banche potranno � e dovranno – prestare ancora, dato che al momento ci sono dei processi in corso. Un’altra regola importante e’ quella di chiedere le cosiddette provvidenze premiali, ovvero di accedere a un contributo a fondo perduto creato dal Ministero degli Interni che consente, in caso di estorsione, di tornare a respirare, mentre nel caso di usura di accedere a un mutuo decennale a tasso zero.
Infine, bisogna diffidare dei tanti consulenti dalle parcelle d’oro che speculano perfino sugli imprenditori alla canna del gas, dato che sempre piu’ titolari di aziende si stanno svegliando e stanno lottando – per fortuna – contro il sistema.
Un buon consiglio e’ quello di rivolgersi all’associazione che lo stesso Bortoletto presiede (il sito internet e’ www.mariobortolettousurabancaria.it).
Insomma, le banche locali – diciamocela tutta – non solo creano il denaro che possiedono dal nulla – attraverso il meccanismo del moltiplicatore bancario – ma s’inventano di tutto ma davvero di tutto pur di fregare ulteriormente noi cittadini.
Ecco perche’, stando cosi’ le cose, il sistema bancario nella sua totalita’ e’ semplicemente un sistema a delinquere, un sistema che va combattuto su tutti i fronti, economicamente ma soprattutto eticamente.
Fonte dati: “La rivolta del correntista” di Mario Bortoletto.
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