Il 23 giugno del 2016 si è tenuto in Gran Bretagna un referendum per la permanenza o meno del paese nell’Unione Europea: arrivare a questa tappa non e’ stato per niente facile, visto tutto il terrorismo che c’e’ stato fin dalla nascita di questo progetto.
Il premier del partito conservatore David Cameron ha dovuto cedere e promettere il referendum proprio per farsi rieleggere nel 2015, cosa che gli e’ riuscita facendogli ottenere addirittura piu’ seggi rispetto al governo precedente, cosa accaduta solo alla Thatcher negli anni ’80.
In una recente intervista su Sky News, Cameron ha dichiarato di sentirsi orgoglioso di questa scelta, che ha promesso e che sta portando avanti.
Anche se non si e’ schierato apertamente, la sua idea e’ chiara: prima di chiudere la suddetta intervista, egli ha dichiarato di “andare a casa e guardare i nostri figli: cosa vogliamo per il loro futuro? La Gran Bretagna non e’ un paese che getta la spugna e lascia la battaglia”.
Gli endorsement a favore dello status-quo sono provenuti tutti da stampelle del sistema, alias finanza e multinazionali – travestitesi per l’occasione da aziende made in England – ma anche da università e uomini di cultura, sintomo che la prostituzione intellettuale non passa mai di moda.
Per contro, le forze che hanno promosso e sostenuto il referendum parlano di sovranita’, di superamento della “crisi economica”, della soluzione del nodo dell’immigrazione – che cosi’ non sarebbe piu’ imposta dall’UE – ma anche del rilancio della city in balia dei lacciuoli di Bruxelles e del rifiuto di tutte quelle leggi che provengono da elites burocratiche sconosciute, che impongono ormai il 50% delle leggi al paese.
Ebbene, la prova regina che la Brexit e’ cosa buona e giusta e’ che la finanza, anzi il “sistema” ne e’ terrorizzato: dal FMI all’OCSE, da Barack Obama – il maggiordomo americano della FED – ai principali attori economici e politici loro servitori, tutti si sono espressi fortemente contro la riuscita di questo referendum, paventando tragedie “greche” che in realta’ stanno gia’ accadendo proprio nel paese ellenico grazie all’Europa, alla sua moneta e al sistema finanziario.
Il punto nodale per capire quanto gioverebbe all’Inghilterra la Brexit sta proprio nel fattore economico e monetario: il paese, infatti, anche se non ha l’Euro, e’ soggetto agli stessi limiti di emissione monetaria validi per gli altri paesi dell’Unione; in altre parole, si puo’ stampare – dal nulla – e prestare – allo stesso modo e con tanto d’interessi inesistenti – massimo il 3% di moneta ogni anno finanziario – anzi bisogna arrivare allo 0,5% grazie a trattati come il Fiscal Compact sottoscritti da quasi tutti i paesi contraenti.
Ora, sebbene il Regno Unito non abbia sottoscritto la follia del Fiscal Compact, resta comunque vincolato a questo famigerato 3%, cosa che impedisce l’afflusso monetario e quindi qualunque rigurgito di crescita economica.
Pensate, il trattato che ha istituito questa stupida regola del 3% – e che determina, quindi, ogni anno, una crisi economica pilotata e indotta! – si chiama “Trattato di stabilita’ e crescita”: se questo non e’ il ribaltamento di qualunque tipo di logica, non so cosa sia.
In realta’, si sa benissimo a cosa si mira: attraverso finte crisi… si vuole arrivare al potere totale e al futuro governo mondiale.
Ricordiamoci sempre le parole del “profeta” Mario Monti: “l’Europa ha bisogno di crisi per fare passi avanti”.
E la Brexit, quindi, rappresenta per loro un pericolosissimo passo indietro.
Quando il paese uscirà definitivamente dalla gabbia del 3%, potrà stampare piu’ moneta e cominciare a ricostruirsi economicamente, magari avere anche la liberta’ di deprezzare un po’ la sua divisa, al fine di attirare investimenti, aziende e lavoro.
Insomma, anche se il denaro rimanesse di proprieta’ privata – la Banca centrale d’Inghilterra e’ l’ennesima S.P.A. – si aprirebbero nuovi spazi di manovra nazionali, cosa che solleverebbe per un bel po’ il paese da un futuro sempre piu’ povero e asfittico, al pari degli altri membri dell’Unione.
C’e’ chi paventa scenari apocalittici per il commercio: ebbene, un’Inghilterra “libera” – anzi, un po’ piu’ libera – avrebbe la liberta’ di commerciare con chiunque, non dovendo contingentare ne’ le esportazioni ne’ le importazioni.
Inoltre cio’ indurrebbe altri paesi – anche dell’Unione, chissa’! – a intessere nuovi rapporti commerciali e non solo con la nazione.
Insomma, anche se il rodaggio, come tutte le cose, potrebbe essere un tantino lento, i benefici qui superano di gran lunga gli svantaggi, e questo perche’ in un attimo si spazzerebbero via tutti i limiti – alias i controlli – imposti dai banchieri europei, che ormai dominano le nostre economie e – come diretta conseguenza – le nostre vite.
Nessun economista vi dira’ mai queste cose, specie in televisione: del resto si sa, le cose davvero importanti vanno nascoste sotto il tappeto.
Ricordiamoci anche un’ultima cosa: l’Unione Europea, ormai, e’ diventata una dittatura, dato che abbiamo una Commissione non eletta da nessuno che decide tutto, un Parlamento votato dai cittadini che non decide niente, e una banca centrale privata che stampa denaro dal nulla e ci indebita fraudolentemente.
Insomma, uscire da un sistema del genere e’ una scelta anche etica, non solo economica!
Ma tant’e’: se si guarda la televisione o si leggono i giornali finanziati dallo stato – ostaggio dei banchieri – la musica cambia in modo notevole, permettendo – come al solito – alle emozioni di prendere il sopravvento.
Ricordiamoci anche un’ultima cosa: anche se non fossimo entrati nell’Euro – dicevano – saremmo stati poverissimi e fuori dal mondo.
Guardate ora a che punto siamo.
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