Femminicidio? Colpa di una società ancora primitiva

Se la societa’ e’ violenta con chi e’ piu’ debole, se e’ aggressiva tanto da arrivare ad esplodere perfino per un banale parcheggio, non e’ solo colpa del “sistema” in cui siamo inseriti – e dove veniamo continuamente pasciuti – ma anche della nostra scarsa coscienza civica e del nostro lasciarci andare alla corrente: il sistema, in fondo, siamo sempre e solo noi.


I dati dell’ultima Commissione d’Inchiesta sulla violenza di genere partoriti dal Parlamento il 6 febbraio del 2018, a questo proposito, fanno davvero impressione: in Italia, quasi una donna su tre (parliamo del 31,5% ovvero circa 7 milioni di donne) tra i 16 e i 70 anni ha subito o subisce una violenza fisica o sessuale, da quelle meno gravi come un palpeggiamento fino a un vero e proprio stupro.
Di questo 31,5, ben il 20% e’ stato ricoverato in ospedale, mentre il 10,6% ha subito una violenza prima dei 16 anni. Ma le sorprese non finiscono qui: il 77% delle donne, tra il 2011 e il 2016, ha subito fenomeni piu’ o meno gravi di stalking; nel 2016 questa percentuale e’ scesa – si fa per dire – solo al 74%.
Il cosiddetto femminicidio sui quali i media mainstream tanto si concentrano, dunque, e’ la punta dell�iceberg, dato che l’omicidio di una donna – nella stragrande maggioranza dei casi – e’ l’estrema conseguenza di un rapporto di violenza generatosi in famiglia e perdurante da anni se non addirittura decenni.
Contrariamente a quanto si possa percepire attraverso la TV, le principali vittime di femminicidio non sono le giovanissime, ma le donne tra i 40 e i 50 anni, donne madri e sposate, che subiscono violenza da diversi anni e che a un certo punto vanno incontro alla morte.
Queste donne subiscono indicibili violenze psicologiche oltre a quelle fisiche: molte, per esempio, devono pulire perfettamente la casa per evitare le botte, altre rendicontare tutti gli scontrini; ad alcune vengono tolte perfino le chiavi dell’auto. Nello specifico, secondo il rapporto della Commissione d’inchiesta sopracitato, 1/3 ha piu’ di 64 anni, meta’ ha pi� di 55 anni mentre solo il 6% sono giovanissime (18-25 anni).
I crimini d’odio – il femminicidio e’ uno di questi – attecchiscono in societa’ immature se non primitive: quanti uomini in Italia (e non solo) sono cresciuti o tuttora crescono credendo che le donne debbano essere sottomesse?
Quanti ancora credono, nel loro intimo, che l’uomo debba avere tutti gli istinti sessuali che merita mentre la donna o e’ santa o e’ puttana? E’ da questa spazzatura mentale (tanta cara alle vecchie generazioni) che maturano poi questi comportamenti, giustificati – paradossalmente – dalle stesse donne, le quali si assuefanno a questi atteggiamenti proprio perche’ anche nella loro famiglia d’origine le cose andavano cosi’.
In Italia i crimini d’odio non avvengono solo con le donne, ma anche con gli omosessuali e – udite udite – con gli anziani, maltrattati in diverse famiglie dove vengono considerati un “peso”, dopo aver lavorato un’intera vita per mantenerle.
I crimini d’odio sono molti di piu’ di quelli che passano alla TV: si perche’ gli anziani preferiscono tornare a casa e “fare i buoni”, gli omosessuali hanno vergogna di far sapere in giro il motivo del loro pestaggio, mentre le donne preferiscono raccontare che sono cascate nella doccia o dalle scale, piuttosto che denunciare il marito e sconvolgere l’assetto familiare.
In sostanza, c’e’ una violenza sommersa che e’ enorme, e che viene nascosta sia dalle telecamere che dai giornali.
Ma torniamo alle donne: solo il 7% denuncia, a fronte – dunque – di un 93 che non lo fa. La colpa non e’ solo della paura e della mancanza di un lavoro (si parla in tal caso di violenza economica connessa) o del futuro dei figli, ma anche della sfiducia che le stesse hanno nella magistratura, dato che fa poco o nulla per difenderle nel concreto.
D’altronde, anche quando si arriva a processo, non e’ affatto scontato che l’uomo venga punito, e cio’ per diversi motivi: in primis, l’uomo – in genere – puo’ permettersi avvocati piu’ “performanti”; in secundis, la donna viene percepita come quella che si vuole prendere la casa e i figli, per quella che provoca, che e’ masochista, e dunque i giudici vanno davvero a fondo per scoprire le violenze, ravvisando, a volte, una parziale colpevolezza delle stesse magari per qualche relazione extraconiugale (come se questo potesse giustificare la violenza).
Insomma, mentre a un anziano o a un omosessuale si crede con piu’ facilita’, alle donne (spesso) questo non accade.
Pochi sanno ma il cosiddetto femminicidio avviene soprattutto in fase di separazione, ovvero nella fase in cui qualcosa nel rapporto carnefice-vittima si rompe per sempre.
In sostanza, la vittima prende consapevolezza del suo status e intende cambiarlo, mentre il carnefice no.
La mancanza della certezza della pena e di pene detentive a volte ridicole scoraggiano ulteriormente le donne: se per un femminicidio si possono avere fino a 20 anni con sconti e indulti , per i maltrattamenti si puo’ arrivare fino a 18 mesi.
E’ anche per questo, per l’inutilita’ o quasi delle denunce e per la mancanza di protezione che per molte donne “rassegnate” si parla di sindrome di Stoccolma: in buona sostanza, quello che fanno e’ evitare di far arrabbiare troppo “l’uomo” al fine di evitare violenze ancora peggiori.
I crimini d’odio sono alimentati, piu’ o meno inconsciamente, anche dal cosiddetto linguaggio dell’odio: personalmente, ricordo alcuni titoli di giornali come “Uccisa dal marito. Aveva 3 amanti” o ancora “Uccisa dal marito: “mi hai rovinato la vita”.
Siamo ai soliti stereotipi: la donna o e’ santa o e’ puttana, e se compie adulterio, quasi quasi se l’e’ pure cercata!
Quando un giornalista conduce un’inchiesta su un femminicidio, inoltre, scopre che tutti nel vicinato se lo aspettavano.
Per le violenze, invece, questo non accade mai: tutti fanno finta di niente, in quanto non vogliono immischiarsi perche’ non hanno fiducia nella protezione da parte della giustizia.
Anche questo dato e’ fondamentale da considerare.
Ogni volta che accade un femminicidio , dunque (uno ogni tre giorni, circa, in Italia) riflettiamoci bene: quanto abbiamo contribuito anche noi col nostro stupido machismo, sessismo, maschilismo, linguaggio sessuale o semplicemente omerta’… a far si’ che tutto questo dramma delle menti e dei ruoli sia ancora cosi vivo tra la gente?

Fonte immagini: Google.