Per chi non lo sapesse, Damanhur e’ una comunita’ che si trova in Piemonte, precisamente nel territorio della Valchiusella e dell’alto Canavese – territorio a circa 50 km da Milano – dove sono disseminati, qua e la’, varie reti di villaggi collegati a questa comunita’.
L’epicentro dei damanhuriani resta il comune di Vidracco – dal 1999 il sindaco di questo comune e’ sempre un membro della comunita’ – nonche’ il comune di Baldissero Canavese.
Ma Damanhur non e’ una semplice comunita’ come tutte le altre: la loro attrazione fondamentale e’ un tempio costruito sotto terra, e dove, tra nicchie, entrate, navate, passaggi segreti e citazioni egizie, celtiche e greche, si assite ad uno spettacolo decisamente meraviglioso per gli occhi.
Attualmente questo tempio – denominato “tempio dell’umanita'” – e’ costantemente in espansione: ufficialmente il numero delle sale e’ sette, ma altre sono “segrete” e ancora in costruzione.
Ciascuna di queste sale ha un proprio significato: c’e’ il Tempio azzurro – il “nocciolo” del Tempio – la Sala degli specchi – qui si celebrano i matrimoni tra i membri della comunita’ – la Sala dell’acqua – per entrare in contatto col proprio lato “femminile” – la Sala della Terra – che simboleggia l’infinito nonche’ il principio attivo maschile e fecondante – e ancora la Sala dei metalli, dove si evocano i defunti.
Infine, c’e’ anche la Sala delle sfere – che serve per il contatto con civilta’ aliene – e il Labirinto, un vero e proprio “cimitero” con le urne dei damanhuriani defunti.
Il fascino di tutto cio’ e’ indiscutibile: quando ho visto anch’io per la prima volta nella trasmissione “Mistero” questa comunita’, ammetto che ne sono rimasto decisamente affascinato.
Purtroppo, pero’, il libro-inchiesta appena uscito di Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli – chiamato “Occulto Italia” – mi ha decisamente aperto gli occhi sull’intera faccenda.
Naturalmente, le cose potrebbero essere molto diverse da quanto dicono i due autori, ma le testimoninanze raccolte nel libro dai cosiddetti “fuoriusciti” incrociate con i riscontri reali dell’ attivita’ della comunita’, lasciano poco spazio sia alle giustifiche sia ad ogni forma di “diversa” interpretazione.
Premettiamo subito che in Italia – a differenza di altri paesi europei – non esiste il reato di “plagio” ovvero di “manipolazione mentale”: dunque, anche le sette piu’ terribili possono fare proseliti, senza avere alcun problema con la giustizia.
Niente di male, quando lo scopo di una comunita’… e’ quello di fare comunita’.
Ma come la mettiamo quando si delineano altri scenari?
A Damanhur ciascuno ha un “nickname”: lo stesso fondatore, Oberto Airaudi, si fa chiamare “Falco”. Il nome deriva dal fatto che quest’uomo sostiene di essere l’incarnazione del Dio egizio Horus, il Dio del Sole che aveva come simbolo proprio il falco.
Ma veniamo alle dichiarazioni dei fuoriusciti: “Chimera” sostiene che a Damanhur ci sono diversi livelli di cittadinanza: AA, A,B,C,D.
Per accedere ad alcuni di questi gradi – quelli piu’alti – bisogna cedere tutti i propri beni materiali e tagliare il cordone ombelicale con l’esterno, “il nemico” secondo la concezione damanhuriana.
Orbene, Chimera ha donato la propria casa alla comunita’ – Solo Falco puo’ mantenere, guarda caso, la proprieta’ privata – con la rassicurazione che, qualora se ne fosse andato, gli avrebbero restituito il valore in quote della cooperativa immobiliare. Promessa ovviamente non mantenuta.
Ma Chimera racconta anche delle infinite richieste di denaro da parte della comunita’damanhuriana: “le costanti richieste di donazioni – spiega – mi alleggerivano di quel poco che restava del mio gruzzolo, insieme alle tasse interne, alle tariffe dei corsi obbligatori della Scuola di meditazione, ai vari acquisti ecc”.
Chimera decide di andarsene dato che capisce il vero intento della comunita’: pertanto, convocazioni repentine, umiliazioni pubbliche e lunghi interrogatori lo motivano – paradossalmente – ancora di piu’.
Poi c’e’ “Ariete”, che parla del fatto che a Damanhur bisogna costantemente lavorare senza sosta, quasi come se non si dovesse piu’ “pensare”. Ma non solo, “ti dicono che se vai via perdi l’anima e passi dalla parte del nemico”.
Ariete dichiara nel libro-inchiesta che vedeva attorno a se’ solo persone che sorridevano per obbligo, vivevano per obbligo, facevano tutto per obbligo, cercando di dare un significato alla propria scontentezza e sofferenza.
“Aconito”, uno dei damanhuriani “storici”, sostiene addirittura che Falco da un giorno all’altro ha scoperto di essere la reincarnazione di Horus, e che per questo da qual momento giungeva da seicento anni avanti nel futuro, quando cioe’ l’umanita’ non esisteva gia’ piu’.
Dunque, come riuscire a salvare l’umanita’secondo il pensiero di Falco-Horus? Semplice, lavorando gratis per Damanhur, pagando le tasse e i vari contributi, acquistando i quadri di Falco, obbedendo ai capi e versando i propri beni alla comunita’.
Aconito sostiene infine che Falco si invento’ l’apertura del Tempio proprio per motivi economici.
“Cigno”, dal canto suo, sostiene che nei viaggi “che servono a portarci dietro l’inseguitore” allontanadolo quindi da Damanhur, il camper di Falco si ferma sempre in posti dsabitati: qui si studiano le stelle, la luna e via dicendo.
Durante questi viaggi, pero’, a detta di Cigno, c’erano spesso in compagnia di Falco ragazze carine e giovani: cigno nel libro parla addirittura di un “flirt” avuto con falco, anche se dopo si senti’ tradita poiche’ scopri’ che i flirt di falco erano piu’ di uno e con donne diverse.
Insomma, diciamola tutta: che Damanhur sia una comunita’ realmente spirituale o una setta piramidale dove la violenza psicologica e’ la parola d’ordine, non ci e’ dato – ancora – oggettivamente di sapere.
Speriamo, a questo punto, semplicemente, che la magistratura faccia il suo corso e chiarisca la cosa una volta e per tutte.
Fonte: Occulto Italia di Del Vecchio- Pitrelli