La societa’ dei like e dell’insicurezza

In questo momento storico da tutti definito “avanzato” l’uomo, in realta’, sta vivendo in un contesto a dir poco alienante, forse piu’ del passato.
Si perche’ l’umanita’ – almeno quella contemporanea – non e’ mai stata particolarmente sana di mente: basti pensare alle due guerre mondiali, cosi’ come al fatto che la maggior parte di essa continua ad adorare carta straccia o bit digitali… creati dal nulla dal sistema in cui vive, cosa che rende loro la vita impossibile in quanto originati in un regime di controllo e/o scarsita’.
Ma andiamo oltre.
Oggi tutti noi viviamo vite particolarmente frenetiche, complice una tecnologia che ci ha si’ aiutato, ma che ci sta anche dividendo e isolando, ogni giorno di piu’.
Siamo tutti in guerra di questi tempi, viviamo in una trincea costante che non si ferma mai, e che si palesa ogni volta che accendiamo un televisore, un computer o un telefono cellulare.
Chi non partecipa ai combattimenti e’ tagliato fuori: un classico esempio e’ costituito dagli anziani, che o si disperano o – se piu’ consapevoli – se ne fregano.
In questa societa’ della fretta e dell’incoscienza, i ragionamenti, naturalmente, si fanno sempre piu’ superficiali: riflettere a fondo sulle cose richiede calma, tempo e concentrazione, doti praticamente sconosciute in quest’era digitale.
Il pensiero sta divenendo addirittura un riflesso condizionato: tu mi offendi e io ti offendo, tu alzi la voce e io lo faccio ancora di piu’.
Tanto non e’ importante avere argomentazioni o riflettere, l’importante e’ la presenza scenica, reale o virtuale che sia.
La prova di questa nostra follia sono i continui dibattiti che impazzano sia in TV che sul web, dove tutti litigano con tutti: ebbene queste cose non ci stancano affatto, anzi!
Naturalmente, esiste solo chi mi da’ ragione, solo chi la pensa come me, mentre tutti gli altri possono andare via, devono essere combattuti, in una guerra all’ultimo sangue che lascia sull’asfalto solo le nostre coscienze addormentate.
Se io non sono d’accordo con Tizio, insomma, ho tutto il diritto anzi ho il dovere di insultarlo, perche’ lui e’ un nemico.
Il punto e’ che questi nemici aumentano sempre di piu’, ogni giorno che passa!
La qualita’ delle nostre relazioni, oggi, e’ appesa a un filo: perfino nelle relazioni sentimentali bisogna stare attenti; il giorno prima possiamo assistere a un digitale e pubblico “Ti amo”, mentre il giorno dopo a un “Ti lascio” con la stessa facilita’.
Insomma i social network stanno diventando sul serio un’estensione di noi stessi, una protesi: il punto e’ che non e’ piu’ la nostra mente ad usare questo corpo digitale, ma quella collettiva, che e’ sempre piu’ alienata proprio da se stessa.
Eppure i social network non sono il male assoluto: se usati con parsimonia, come tutte le cose, possono permettere interazione, conoscenze che vanno a integrare la nostra vita sociale, perfino cultura.
Il punto e’ che non siamo una societa’ abbastanza evoluta dal punto di vista della coscienza, e il loro abuso ci sta trascinando letteralmente verso il basso.
Il fatto di dover essere – per esempio – degli “agnellini” dal vivo (passatemi il termine!) e delle “belve inferocite” dietro a una tastiera, pronte a insultare costantemente i “nemici” in base a delle idee… che vengono per forza di cose modificate visti i tantissimi stimoli, ci sta portando a una vera e propria dissonanza cognitiva, la quale, alla lunga, ci trasformera’ in bestie anche nella vita reale.
Una parte integrante di questo gioco sono gli impulsi a breve termine: faccine, cuoricini, pollici all’insu’, tutto serve ad alimentare personalita’ fragili, pronte ad esplodere in qualsiasi momento.
Ebbene, cosa posso fare – oggi – per dire agli altri che esisto?
Ecco che ci si spoglia sempre di piu’, si usa il turpiloquio sempre di piu’, in un crescendo di vanita’ e involuzione che non ha eguali.
Non sto dicendo che non dovete postare nulla sui social, lo avrete capito, vi sto solo dicendo di non diventare tossici.
La cosa importante e’ rassegnarsi: nell’epoca del Grande Fratello da ogni punto di vista, siamo tutti popolari, anche se nessuno in realta’ lo e’.
Che cosa e’ poi questo tipo di popolarita’ cosi’ effimera, se non l’essenza, la celebrazione stessa della propria insicurezza?
La verita’ e’ che oggi, purtroppo, siamo sempre piu’ distanti dal nostro se’.
Ecco perche’ vi do’ un consiglio spassionato: non fidatevi dei cosiddetti intellettuali, loro vivono solo con la mente, e il pensiero oggi – come abbiamo visto – si fa sempre piu’ debole.
La nostra unica speranza oggi e’ una filosofia di vita che conduca sic et simpliciter ai sentieri dell’anima.
Attenzione, pero’: anche qui i veri filosofi, oggi come ieri, sono rari, e sono solo quelli che hanno a cuore la crescita e l’evoluzione dei loro simili.

Fonte Immagini: Google.