Nel mondo animale piu’ vicino alla nostra quotidianita’, i piccioni e i gabbiani sono considerati gli uccelli monogami per antonomasia.
In molti casi, pare che la natura abbia dato una sorta di “patente di monogamia o di poligamia” a seconda della diversita’ della specie: si e’ osservato, infatti, che laddove i generi siano molto diversi tra loro (tipo leone e leonessa, per esempio) la poligamia diventa quasi la regola, mentre per le specie con poche differenze i rapporti restano prevalentemente monogamici.
L’uomo, anche se e’ un animale sia monogamo che poligamo (a dispetto delle varie correnti di pensiero) non fa eccezione a queste regole: il suo rapportarsi all’altro dipende esclusivamente da come vive certe dinamiche a livello soggettivo (dunque affettivo) nonche’ da chi si trova davanti a lui.
L’infedelta’ – va precisato – ha perso la connotazione diabolica che aveva un tempo: l’attuale societa’, del resto, con i suoi “meccanismi”, si adatta poco alla monogamia e molto piu’ ai tradimenti coniugali, assurti ad essere il peccato piu’ confessato dagli italiani superando qualunque trasgressione erotica.
A volte il tempo, si sa, logora l’amore: eppure cio’ capita soprattutto nelle coppie che non crescono culturalmente e psicologicamente insieme, dove ci si dedica solo le ore di stanchezza e dove il dialogo diventa quasi ed esclusivamente “chiacchiera”, portando a un matrimonio che non si ha il coraggio di disfare e a un rapporto che non si ha la forza di vivere fino in fondo.
Le infedelta’ possono essere di vari tipi: ci sono quelle “micro” (confessate da tre donne su quattro, che pensano a un altro partner durante l’atto sessuale), c’ e’ quella di “pancia”, dettata dalla noia sessuale (scaturente anch’essa dalle ragioni di cui sopra, principalmente mancanza di dialogo e partecipazione, ma anche da un partner profondamente noioso) oppure l’infedelta’ di “cuore”, coinvolgente e duratura, che nasce proprio dal bisogno di una comunicazione profonda, di una relazione intima, che comporti tenerezza, calore e abbandono. Quest’ultimo tipo di infedelta’ e’ fortemente in aumento in questi anni, e questo per combattere la solitudine interiore che l’attuale sistema comporta.
Vi e’ pero’ anche’ l’infedelta’ “acuta”, dettata dal bisogno di rivalsa su un partner, nonche’ quella “cronica”, che tende cioe’ a verificare il potere seduttivo del traditore spesso per rafforzare la propria autostima e autofiducia. In quest’ultimo caso, si puo’ rimanere legati al coniuge dal punto di vista affettivo perfino tutta la vita, pur essendo poligamo dal punto di vista genitale.
Ma l’infedelta’ puo’ essere anche “adolescenziale” (si vede il coniuge come un genitore e ci si prende “altre cotte”) oppure “climaterica”, ovvero quando un uomo o una donna maturi frequentano partner molto piu’ giovani di loro, cosa che li fa ritrovare perfino una nuova carica sessuale. L’infedele “occasionale”, invece, ricerca quasi sempre una verifica della propria identita’ sessuale, magari per un’insicurezza di fondo mai risolta o perche’ il partner attuale non lo gratifica pienamente dal punto di vista verbale/sessuale.
Insomma, dietro a un tradimento ci possono essere noia, frustrazione affettiva, solitudine, disperazione, abbandono – de facto – del coniuge, ma anche bisogno nevrotico di verifica e quindi sfiducia e disistima in se’ stessi.
Le corna, in buona sostanza, crescono quando un rapporto va avanti solo per rispettare il solito “quadro istituzionale”, oppure quando i partner hanno sensibilita’ affettive molto diverse.
Ma la regola aurea e’ sempre la stessa, ovvero che si tradisce solo quando si vuole bene al partner, non quando lo si ama. Se c’e’ l’amore, infatti, il tradimento non viene neanche preso in considerazione, e questo perche’ oltre al bene c’e’ una vera e autentica passione.
Confessare un’infedelta’ puo’ essere un gesto di autentica sincerita’, ma occorre molto tatto e soprattutto molta cautela. Molto meglio, dunque, parlare di “amore finito” oppure di un profondo affetto rimasto tra i coniugi o chicchessia. Ma la cosa piu’ importante di tutte per chi e’ stato infedele e’ sforzarsi di capire la propria esperienza per rielaborarla e, se possibile, superarla.
Il coniuge tradito, dal canto suo, dovrebbe evitare il vittimismo, le ritirate emotive e gli ultimatum, (o me o l’altra) che peggiorano solo la situazione. Molto meglio e’ il dialogo, sforzandosi di capire cosa e’ successo per davvero alla coppia. Chi e’ stato tradito, infine, a parte i casi di tradimento cronico, deve imparare a perdonare, non solo razionalmente ma anche emotivamente, cercando in un secondo momento di rielaborare il progetto di coppia che si stava vivendo e che – evidentemente – non ha funzionato.
Attualmente le relazioni extraconiugali sono molto piu’ numerose dei divorzi e delle separazioni: il motivo e’ tutto nella “mancanza di autentiche relazioni” che noi tutti viviamo, a tutti i livelli.
Un ultimo mito da sfatare e’ che i rapporti extraconiugali siano salutari per la coppia: essi invece sono fisicamente e psicologicamente stressanti, e non fortificano proprio nulla, perche’ se si tradisce il partner – come gia’ spiegato – vuol dire che lo si vuole bene ma che non lo si ama piu’, almeno non in un certo modo.
Si evita il tradimento, dunque, quando una coppia cresce insieme, senza mai dividere le strade. In questi casi, la stabilita’ di un rapporto diventa anche emotiva e gratifica da ogni punto di vista, compreso quello sessuale.
Queste coppie – oggi sempre di meno, ma qui c’entra anche la societa’, purtroppo! – riescono a rielaborare la passione non fuori dalla coppia ma all’interno di essa, costruendo un erotismo che trasforma la monogamia in un qualcosa non solo di estremamente piacevole, ma anche di nuovo e mai scontato. Ogni volta.
Fonte: “Paura d’amare” di Giacomo Dacquino.