L’eterna adultescenza della nostra società

Viviamo tempi strani e bui, tempi in cui le persone vivono come adolescenti ma non lo sanno, dato che la qualita’ dei loro pensieri, dei ragionamenti e perfino delle loro vite e’ imposta da mass media che rispondono a poteri occulti che sono “elevati” e decisamente anti-evoluzione.
L’ingrediente principale di questo cocktail e’ sempre uno, la paura: del resto, cosa c’e’ di meglio per dominare le persone?


Regressione e paura, oggi, sono gli elementi essenziali per un’eterna adolescenza – un’adultescenza – nella quale buona parte dell’umanita’ e’ sprofondata e non riesce piu’ ad uscire, dato che non riesce a liberarsi di schemi mentali e automatismi comportamentali da tempo acquisiti.
L’adolescenza – come molti intuiscono – e’ un passaggio evolutivo importante, in cui l’individuo deve imparare a “lavorare” il proprio mondo interiore – frutto molte volte di paure ed eccessi di ogni tipo – armonizzandolo con quello intorno a se’.
Chi non riesce a fare questa distinzione, di solito, rimane come sospeso, immerso in mille e piu’ fobie, che paralizzeranno tutta la sua vita, a danno suo e di chi lo circonda.
L’adultescente di oggi, quindi, tende a idealizzare tutto, dalle relazioni alla vita, e per questo si annoia o peggio ancora si deprime quando guarda alla realta’ scoprendone l’inevitabile scollamento.
Per l’adultescente attuale, tutto e’ ancora bianco e nero, e se una persona ci delude, allora tutto il mondo ci delude: cio’ vale per tutti gli aspetti dell’esistenza.
Oggi – e questo non e’ un caso – per affermarsi come persona, piu’ che essere intelligenti e saggi o ancora equilibrati e presenti a se’ stessi, bisogna essere alla moda, fisicati, eternamente e stupidamente giovani, pronti a un divertimento artificiale senza consapevolezza ne’ logica.
Insomma, bisogna operare un’evasione temporanea da una realta’ che e’ tutta artificiale e senza sostanza, perche’ cosi’ ci si “gode” la vita.
Questa regressione invisibile e collettiva (di cui un po’ tutti, in fondo, siamo vittime) ci induce ad essere schiavi di un ego sproporzionato, nonche’ del desiderio di essere desiderati (soprattutto per le nostre caratteristiche fisiche, sulle quali puntiamo, ovviamente, tutte le nostre fiches) e questo ci costringe a sviluppare un analfabetismo emozionale che riemerge sotto forma di esibizionismo e paura di “soffrire”, traducendo il concetto di realta’ in una superficialita’ di massa che anestetizza la coscienza e l’evoluzione di ciascuno, impedendo quell’emancipazione che e’ indispensabile per crescere e liberarci dalle paure.
Al posto di un amore reale per noi stessi per gli altri, per esempio, (che sono lo specchio di noi) viviamo impantanati in un coacervo di solitudini ed egoismi, i quali – guarda caso – ci impediscono di relazionarci in modo sincero e autentico con gli altri, a tutti i livelli, spingendoci verso relazioni fatte di interessi e di una sostanziale solitudine.
Essendo spaventati da tutti i sentimenti e in generale dalle emozioni, amiamo poco in realta’ anche noi stessi, e ci confortiamo con tanti balocchi che non riescono a riempire tutti questi vuoti.
Come gli adolescenti, rimaniamo vittime di noi, passando da una paura all’altra, da un giochino umano o tecnologico all’altro, proprio come farebbe una bandiera in presenza del vento.
Siamo un’umanita’ spaventata da se’ stessa, che crea relazioni sempre piu’ tristi e povere, del tutto insoddisfacenti.
L’amore, in tutte le sue forme, e’ un metodo infallibile per confrontarsi e fare esperienze, e cio’ – ripeto – vale in tutti i tipi di relazioni, amicali come sentimentali.
Mentre viviamo le nostre attuali finte relazioni, desideriamo – ed e’ una conseguenza – sentitici liberi specialmente da quelle sentimentali, e cio’ non e’ del tutto illogico, dato che il sesso iperbolizzato dai mass media e’ uno dei pochi piaceri – benche’ effimero – che ci sono rimasti per godere del nostro prossimo.
In questo modello di societa’, insomma, non si potra’ mai essere liberi, dato che per default dobbiamo rifiutarci di scoprire e vivere serenamente noi stessi.
Ogni relazione sentimentale, per esempio, viene vista oggi come un progetto a scadenza – e in questo anche i social network hanno una loro precisa responsabilita’, vista l’apparente bulimia di persone che si possono conoscere – e non si capisce perche’, se anche fosse cosi’ (e in fondo lo e’ perche’ molte relazioni umane non durano il tempo di una vita) l’amore non possa essere considerato come una bellissima e profonda esperienza delle nostra vita, grazie alla quale siamo in grado di regalarci importantissimi momenti di crescita, confronto, gioia e condivisione.
Imparare a stare dentro ai propri abiti, dunque, non significa chiudersi come si fa oggi, dato che “non amare per paura” equivale a non uscire piu’ di casa per il terrore di fare o subire un incidente stradale.
La crisi economica attuale – la finta crisi, ma non e’ questo l’argomento di questo post – costringe oggi molti giovani a non uscire di casa dei genitori, minando in questo modo la loro emancipazione sessuale ma soprattutto sentimentale, dato si riducono inevitabilmente gli spazi.
Si assiste – come affermano i sociologi – al fenomeno cosiddetto del “nido pieno”, ovvero a giovani che non possono (e perfino o non vogliono) abbandonare la casa nativa, cosa che li rende dei veri e propri adultescenti.
L’immaturita’ di molti adultescenti oggi e’ tale che per uscire da se’ stessi… sognano ancora progetti illusori e utopistici, che poi ad un certo punto crollano per forza di cose, e anche in quel caso non si analizza il proprio comportamento ma si da’ sempre colpa a chi ci sta vicino.
Ansia e depressione, infatti, sono le vere malattie del secolo: il vuoto che si vive dentro e’ tale che non lo si riesce a riempire ne’ con relazioni virtuali (che per forza di cose sono distanti) ne’ con amicizie precarie e in generale rapporti flebili o interessati.
L’essere umano che ha raggiunto un certo equilibrio e rispetto per se’ stesso, che lavora, che ama, che ha degli interessi, delle amicizie, delle passioni, ha tutto il diritto di sentirsi felice, perche’ tutto questo e’ una condizione reale di serenita’.
Superare le nostre paure e cercare un nostro piccolo posto nel mondo e’ un primo e grande passo per uscire dall’eterna adolescenza che il sistema vuole per noi, per controllarci e tenerci sempre in uno stato di paura e tensione, stati che ci impediscono di pensare con lucidita’ e quindi crescere.
La chiave, come sempre, e’ il cuore, ovvero vivere con piu’ cuore se’ stessi e gli altri, poiche’ – al pari di tutti – meritiamo tutto l’amore che possiamo dare e che dobbiamo ricevere.
L’ideale, per riavere se’ stessi e un mondo migliore in tutto questo caos provocato ad arte, sarebbe farsi sempre e solo una domanda: “cosa farebbe il cuore ora al posto mio?” Ovvero: “cosa farebbe al posto mio…l’amore?

Fonte immagini: Google.
Fonte dati: libro “L’amore al tempo degli ex” di Gloria Husmann e Graciela Chiale.