Secondo i biologi c’e’ una probabilita’ su diecimila che in natura si formi una perla.
Questo perche’ la nascita di una perla deriva propriamente da un incidente: capita infatti raramente che un corpo estraneo – un parassita o semplicemente un granello si sabbia – entri accidentalmente nel mantello di un’ostrica, la quale, per difendersi da questa “invasione”, inizia a isolare lo sconosciuto secernendo intorno a lui una sostanza cristallina liscia e dura, la cosiddetta “sostanza madreperlacea”.
La differenza tra le perle naturali e quelle coltivate e’ tutta qui: nelle prime questo processo e’ spontaneo, nelle seconde e’ indotto dall’uomo per motivi commerciali.
Il 99% delle perle in circolazione sono coltivate: quelle naturali sono talmente rare che vengono custodite da musei e collezionisti e vengono pagate con cifre molto grosse dagli appassionati del settore.
Le perle furono scoperte e coltivate gia’ nella preistoria, anche se il primo a creare un vero e proprio mercato fu il giapponese Kikiki Mikimoto: quest’uomo dedico’ tutta la sua vita allo studio e alla coltivazione delle perle, e alla fine riusci’ a rendere il Giappone leader in questo settore.
Attualmente, la piu’ grande e preziosa perla che si conosca si chiama “Perla dell’Asia”; fu scoperta nel golfo Persico durante l’impero Mogul in India e pesa ben 570 carati – circa 114 grammi.
La seconda invece e’ denominata “Perla della speranza”, questo perche’ faceva parte delle collezione di pietre preziose del banchiere inglese Henry Hope.
Nonostante la tecnologia abbia fatto capolino anche in questo settore, le procedure per l’innesto dei granelli di sabbia o dei parassiti dentro i molluschi avviene ancora manualmente: oggi i maggiori paesi produttori di perle sono il golfo persico, il Giappone, l’Australia, i Caraibi e il Vietnam. Negli ultimi anni, poi, si sono aggiunti anche Cina, Indonesia e Polinesia.
Dulcis in fundo, ci sono diversi tipi di perle: la piu’ comune e’ quella Akoya, ha uno spessore tra i due e i dieci millimetri e va dal bianco al grigio chiarissimo. E’ coltivata in Giappone, Cina e Vietnam.
Poi c’e’ quella proveniente dai mari del sud, che ha un colore che cangia dal bianco al giallo dorato intenso ed e’ coltivata nella zona nord occidentale dell’Australia. Qui il diametro aumenta, si va dai 18 ai 22 millimetri.
Infine ci sono quelle di Tahiti – comunemente chiamate perle nere o polinesiane – caratterizzate da un’ampia gamma di colori che vanno dal grigio chiarissimo al nero intenso, fino a sfumature sul blu e verde per quelle cinesi di fiume, coltivate esclusivamente vicino ai bacini d’acqua dolce in Cina.
La nascita di una perla per molte culture era semplicemente un miracolo: la natura commetteva un piccolo errore e da questa nasceva un’incredibile bellezza.
Ma per alcuni esse erano anche fonte di sfortuna e cattivi presagi: alcuni popoli, infatti, pensavano alle perle come a delle lacrime – questo a causa in alcuni casi della classica forma a goccia delle stesse – per cui le escludevano da possibili regali verso i loro consimili.