I sessuologi oggi non considerano piu’ un disturbo la vecchia ninfomania per le donne e la satiriasi per l’uomo: piuttosto si parla sempre piu’ di ipersessualita’, vale a dire un disturbo compulsivo che porta a una fortissima dipendenza dal sesso, caratterizzato da masturbazione compulsiva, esibizionismo, (o per converso insicurezza fisica) voyerismo, difficolta’ relazionali e senso di oppressione.
In alcuni casi piu’ gravi l’ipersessualita’ porta alla totale perdita di controllo di tutti gli aspetti della propria vita (familiare, professionale, amicale e in primis sentimentale) e puo’ provocare disturbi quali ansia e/o bipolarismo (a volte e’ vero anche il contrario, ovvero sono questi disturbi che sopraggiungono per primi).
Per capire quando l’ipersessualita’ diventa patologica (quando non si tratta piu’ di sessualita’ “intensa” insomma) sono stati elaborati alcuni test negli Stati Uniti, il piu’ famoso dei quali si chiama SAST, ovvero Sexual Addiction Screening Test, consistente in una batteria di 20 domande diverse per uomini e donne, mirate a capire se il comportamento sessuale del soggetto e’ come si suol dire addicted. Se si risponde in maniera positiva a piu’ di 13 domande, ci si puo’ definire sessodipendenti, e si necessita di un sostegno medico e psicologico adeguato. La societa’ contemporanea – e questo non e’ bigottismo – tende a ipersessualizzare ciascuno di noi, con una sessualita’ che – a pensarci bene – e’ finta, gonfiata, artefatta, immediata, vuota e scadente: i messaggi erotici, infatti, sono ovunque, e gli adoni e le sirene che vediamo tutti i giorni in tv o sui cartelloni pubblicitari generano in noi dei continui richiami al sesso che possono farci entrare in circuiti altamente distruttivi.
La comunicazione di massa, insomma, basata sul marketing e sul profitto fa prevalere gli aspetti emotivi su quelli razionali, e per arrivare all’individuo e’ disposta a fare qualunque cosa, provocando nel potenziale consumatore una gamma di istinti primordiali e di emozioni che spesso sono anche negative, come quando si prova insicurezza, ansia e frustrazione perche’ non si e’ all’altezza di quei corpi statuari che nell’immaginario erotico collettivo diventano oggetto plurimo di desiderio.
L’invasivita’ dei mezzi di comunicazione di massa e’ tale che quasi nessuno puo’ sottrarsi, e se si pensa che una sessualita’ sana e appagante e duratura si lega comunque a doppio filo con l’affettivita’, si capisce come ci sia una vera e propria violenza nei confronti di tutti noi, ogni giorno, dato che riceviamo continuamente messaggi impliciti del tipo “fare sempre piu’ sesso” o “essere sempre piu’ muscoloso” (per lui) o essere sempre piu’ magra e rifatta”(per lei).
Questi messaggi subliminali, cosi’ pervasivi nonche’ diretti al nostro subconscio collettivo, portano a difficolta’ relazionali che sono sotto gli occhi di tutti: in pratica, si accosta il sesso al massimo a un amore fisico e adolescenziale, e si cercano sempre piu’ partner occasionali al fine di trovare chissa’ quale perfezione, accettando nel frattempo qualunque tipo di rapporto sessuale anche se non appagante; si svuota insomma – de facto – la propria sentimentalita’, in nome di una sessualita’ preparata a tavolino che – ripeto – e’ letteralmente posticcia, dato che i corpi che si vedono in tv o sulla cartellonistica stradale sono solo immaginari, nel senso che spesso sono “perfezionati ad hoc”.
Aumentano cosi’ ogni giorno le schiere di delusi e deluse che non credono piu’ nei rapporti affettivi, ma che non si rendono conto che sono proprio questi meccanismi che stanno uccidendo i legami.
In un sistema come il nostro, dove il lavoro e la vita in generale si fanno sempre piu’ snervanti, il sesso diventa anche uno sfogatoio a molte nostre frustrazioni, generate dal fatto che ci si sente stressati e/o inadeguati se non abbiamo un fisico perennemente scultoreo o definito (il corpo e’ in continuo mutamento e tutti invecchiamo, dovremmo capirlo una volta e per tutte).
Bisogna dunque, secondo il sentire attuale, vivere esclusivamente il momento, abbandonando ogni forma di sentimentalita’ e spiritualita’, dato che queste ultime non sono “immediate” come il piacere fisico.
Il sesso immediato ed effimero, quindi, e’ il nuovo confine: ecco perche’ si accetta perfino una sessualita’ mortificante ed estenuante, almeno finche’ si rimane a un certo livello di consapevolezza.
I bambini ahime’ sono le prime vittime di questo battage strabordante e senz’anima: e’ inutile che i genitori dichiarino di cambiare canale, i messaggi sono dappertutto ed e’ impossibile non riceverli.
Ma tra i mezzi di comunicazione di massa e’ internet lo strumento principe in cui si riversa la maggior parte delle nostre frustrazioni accumulate quotidianamente dal subconscio: siti come Youporn o simili mettono tutto in vetrina, creando una sessualita’ e una libidine ipertrofica che difficilmente hanno riscontro nella realta’.
I siti pornografici inoltre non si limitano ad esibire corpi nudi o rapporti sessuali, ma mostrano spesso reali perversioni, che creano negli individui aspettative sessuali sempre piu’ elevate, che molte volte vengono proiettate nelle cosiddette chat line, dove si faticano perfino a concretizzare incontri dato che si rimane prigionieri di idealizzazioni di qualunque sorta.
Insomma, il sistema nel suo complesso e l’ipersessualizzazione della societa’ (attraverso i media che restano il canale principale della comunicazione collettiva) continuano a staccare il sesso da ogni forma di sentimento, creando un popolo di scimmioni delusi sempre piu’ frustrati… e arrapati.
Scollegare il sesso dall’amore e’ l’unica e reale condizione collettiva di infelicita’, dato che ci si impedisce rapporti armoniosi e soddisfacenti che mettono insieme ogni parte di noi, senza frammentarci e disgregarci.
Siamo tutti a rischio ipersessualita’? Secondo chi vi scrive, senza particolari pessimismi, la risposta e’ sicuramente affermativa.